Rottura e riabilitazione del legamento crociato anteriore

Il legamento crociato anteriore (LCA) è una banda di tessuto connettivo denso, la cui larghezza è compresa tra i 7 e i 12 mm, che ha origine nel femore e si inserisce sulla tibia.

Ha origine nella parte mediale del condilo femorale laterale e, attraversando in senso obliquo la fossa intercondilare, si inserisce sull’eminenza tibiale mediale.

È dunque orientato anteriormente, medialmente e distalmente dal femore rispetto alla tibia.

L’apporto di sangue al legamento proviene principalmente dall’arteria genicolare media e secondariamente dalle arterie genicolari inferomediale e inferolaterale.

È stata evidenziata, inoltre, la presenza di numerosi meccanocettori nel legamento crociato anteriore (ad esempio i corpuscoli di Ruffini, corpuscoli di Pacini e terminazioni nervose libere) fondamentali per la propriocezione e a permettere l’identificazione del ginocchio nello spazio.

 

Come avviene la lesione del legamento crociato anteriore

La lesione del legamento crociato anteriore può essere descritta principalmente in 2 tipologie:

  • Lesione da contatto: circa il 15% dei casi. In questo caso il ginocchio riceve una forza che lo porta solitamente in iperestensione;
  • Lesioni non da contatto o da contatto indiretto: risultano essere la modalità d’evento più frequenti, circa l’85% dei casi.

La maggior parte delle lesioni non da contatto avvengono quando una forza valgizzante è associata alla flessione del ginocchio e nello stesso momento la tibia ruota internamente.

Questo movimento è tipico durante l’attività sportiva durante gesti specifici come il cambio di direzione durante una corsa.

Infatti, anomalie dell’inclinazione laterale del tronco, sul piano frontale, durante i cambi di direzione e/o dribbling, sono associati ad un aumento dei momenti di abduzione del ginocchio e una maggiore rotazione interna dell’anca con rotazione esterna della tibia, il quale espone il legamento crociato anteriore ad alto rischio di lesione.

Inoltre, la forza compressiva data dal peso del corpo sul ginocchio determina una maggiore probabilità di posteriorizzazione del condilo laterale del femore aumentando maggiormente lo stress sull’LCA.

 

In che fase della partita posso farmi male?

Nello studio del dott. Francesco Della Villa del 2020 sono stati analizzati 148 video di infortuni al legamento crociato anteriore ed è stato evidenziato come un’azione di pressing o contrasti con l’avversario sono visti clinicamente come momenti di fattori di rischio, di lesioni o di re-injury, sia per il portatore di palla che per il difendente.

Durante il recupero palla, il portatore rimane il calciatore maggiormente a rischio di infortunio (80%).

Brophy ha evidenziato come il (73%) degli infortuni al ginocchio, si verifica durante il tackle laterale (51%), seguito dai cambi di direzione (15%).

Waldén riporta in uno studio del 2015 come anche l’atterraggio dopo un colpo di testa sia uno degli eventi che possa portare ad una lesione.

Il valgo del ginocchio era il meccanismo di lesione dominante in tutti e quattro questi modelli situazionali (86%, 86%, 67% e 50%, rispettivamente).

Il (62%) degli infortuni si è verificato nella prima metà delle partite.

Gli infortuni hanno raggiunto il picco all’inizio della stagione (settembre-ottobre) con un incremento alla fine della stagione (marzo-maggio).

Inoltre, il (64%) degli infortuni si è verificato nella prima metà delle partite e più frequentemente nei primi 30 minuti.

 

Donne e crociato anteriore

Le donne, avendo un volume del legamento crociato anteriore minore, un orientamento più verticale del plateau tibiale laterale nella porzione posteriore e una gola intercondiloidea più piccola, hanno una maggior probabilità di impingement e quindi di lesione.

Anche in questo caso gli infortuni legati ad un non contatto od a un contatto indiretto sono risultate essere quelle maggiormente prevalenti (88%).

 

 

Chirurgia o trattamento conservativo

Dopo che alla risonanza magnetica è stata evidenziata una rottura completa del legamento è obbligatorio procedere con l’operazione per recuperare completamente?

NO, ciò che attualmente emerge dalla letteratura scientifica è che pazienti che non si erano sottoposti ad intervento chirurgico hanno avuto la stessa probabilità di tornare a giocare, rispetto a chi è stato operato.

Anche per quanto riguarda gli outcome che indagano la funzionalità non sono state riscontrare differenze, se non leggermente a favore di chi optava per l’intervento chirurgico.

 

E come facciamo a capire se siamo più adatti al trattamento conservativo o alla chirurgia?

La decisione viene presa dall’ortopedico sulla base della valutazione clinica del paziente.

Infatti, in seguito alla lesione completa i pazienti vengono divisi in:

  • Coper: individuo con lesione ACL che ha ripreso le sue attività senza problematiche e limitazioni
  • NONcoper: individuo con lesione ACL che non riesce a riprendere pienamente le sue attività perché presenta instabilità di ginocchio.

 

Come capire chi è coper e chi NONcoper?

Non si ha alcun mezzo per capirlo se non provare con un primo approccio fisioterapico durante l’attesa dell’operazione, il che risulta essere favorevole anche qualora il pazienta rimanga NONCoper. L’aspetto positivo da sottolineare è che spesso un paziente che inizialmente viene identificato come NONCoper possa invece passare nell’altro gruppo, eliminando l’instabilità che lo avrebbe portato all’intervento chirurgico.

Ciò vuol dire che se anche inizialmente il paziente risulta un NONcoper vale la pena di tentare il trattamento conservativo.

 

 

Fisioterapia pre-intervento

Come detto precedentemente questo è un aspetto fondamentale, anche se troppo spesso trascurato. Iniziare precocemente la fisioterapia si è dimostrato utile al fine di andare a lavorare sulla riattivazione e sulla forza muscolare, che deficita in seguito all’inibizione muscolare artogenica, e a migliorare il controllo motorio.

Ciò ci permetterà qualora il paziente rimasse NONCoper, comunque, di diminuire il tempo necessario per il recupero completo.

 

 

Tempo e qualità del recupero

Non ci sono delle tempistiche prestabilite, ogni atleta avrà un tempo di recupero diverso in base ai suoi fattori biomeccamici, al suo stato psicologico e alla riabilitazione eseguita.

È possibile però affermare che è il tempo di recupero sia stimabile tra i 9 e i 12 mesi. Infatti, analizzando i dati in letteratura, si vede che ogni mese di ritardo al ritorno in campo (RTS) fino al 9° mese riduce il rischio di reinjury del 51%, anche in assenza di deficit clinici o funzionali.

Per i giovani atleti si ha un rischio di nuova lesione da 3 a 7 volte maggiore con il RTS prima dei 9 mesi.

Per quanto riguarda il RTS in uno studio è stato evidenziato come solo il 65% tornasse ad un livello prelesionale, mentre in un altro solo il 43-44%.

La possibilità di un reinfortunio, tra i 6-12 mesi, ha una variabilità veramente alta (tra il 3-24%) e gli studi ci mostrano percentuali rispettivamente del 7% e dell’8% per lesioni omolaterali e controlaterali.

 

 

Conclusioni

Il tempo di recupero medio è indicato tra i 9-12 mesi, sia per quanto riguarda i pazienti trattati con intervento chirurgico che con il trattamento conservativo.

È fondamentale, alla luce delle evidenze sopra riportate, eseguire una precocee  buona fisioterapia rispettando una gradualità di esposizione agli esercizi e alle attività sportive, in base alla fase di riabilitazione e allo stato di fitness in cui si trova il paziente.

È da sottolineare come il fattore tempo non sia quello che ci guida nella decisione del ritorno allo sport, ma bensì sia la capacità dell’atleta a superare dei criteri clinici, tra cui troviamo la simmetria della forza tra gamba lesionata e non, la qualità del movimento, gli hop test e i fattori psicologici.

 

 

 

Bibliografia:

  • Systematic video analysis of ACL injuries in professional male football (soccer): injury mechanisms, situational patterns and biomechanics study on 134 consecutive cases. Della Villa F, et al. Br J Sports Med 2020
  • D’Onofrio R, Tamburrino P, Castellacci E, Tripoli S., Manzi V, Civitillo C, Bjelica B, Zelenović M, Febbrari L . Il recupero della palla nel calcio. Frameworks tecnicitattici quali meccaniche posturali patologiche delle lesioni del LCA: Report Tecnico. Gennaio 2022
  • Grassi A, Smiley SP, Roberti di Sarsina T, et al. Mechanisms and situations of anterior cruciate ligament injuries in professional male soccer players: a YouTube-based video analysis. Eur J Orthop Surg Traumatol 2017
  • Grassi A, Macchiarola L, Filippini M, Lucidi GA, Della Villa F, Zaffagnini S. Epidemiology of Anterior Cruciate Ligament Injury in Italian First Division Soccer Players. Sports Health. 2020