Definizione di dolore
La IASP (International Association for the Study of Pain – 1986), ovvero la più prestigiosa associazione internazionale di terapia del dolore, definisce il dolore come ‘’un’esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole associata a danno tissutale, in atto o potenziale, o descritta in termini di danno’’.
Il dolore è quindi un’esperienza soggettiva ed individuale .
Esso è il risultato di una complessa interazione tra lo stimolo puramente sensoriale (stimolo doloroso) e fattori legati alla persona (ambientali, culturali, religiosi, affettivi, genetici) che possono modificare in maniera considerevole quanto percepito: il segnale doloroso, una volta generato, viene modulato (ridotto o amplificato) a vari livelli del sistema nervoso prima di arrivare ad essere percepito.
Si spiega così come il dolore sia il risultato di un complesso sistema di interazioni, dove molti elementi ne definiscono intensità e caratteristiche, anche non direttamente correlato al danno biologico subito.
Il dolore cronico: cosa è?
Il dolore cronico, più nello specifico, si caratterizza per la sua persistenza nel tempo (da 3 o più mesi) e costituisce perciò, secondo la OMS, una vera e propria patologia e, classificato come tale dalla letteratura scientifica, colpisce oltre il 20% della popolazione mondiale (6-7).
Il dolore cronico può certo presentarsi come conseguenza di lesioni del nostro corpo a carico di articolazioni, ossa, tendini, muscoli, legamenti, organi, oppure come conseguenza di malattie infiammatorie degenerative (tra cui ad esempio troviamo l’artrite reumatoide), ma non solo perché il dolore persistente si manifesta talvolta anche in situazioni in cui il paziente non presenta lesioni o malattie (3,5).
È il caso per esempio della fibromialgia, condizione nella quale il dolore permanga seppur in assenza di qualsiasi anomalia dei tessuti.
Relazione tra dolore e sonno
Il sonno e il dolore cronico sono componenti vitali dell’esperienza umana e la loro complessa relazione è al centro di numerosi studi scientifici e riflessioni.
Recentemente, l’attenzione dei ricercatori si è concentrata sulla sensibilizzazione centrale, un fenomeno che implica un aumento della risposta neuronale agli stimoli nel sistema nervoso centrale.
Studi recenti hanno evidenziato una stretta interazione tra sensibilizzazione centrale e disturbi del sonno nelle persone affette da dolore cronico.
È emerso che una singola notte di privazione totale del sonno può indurre iperalgesia generalizzata e aumentare l’ansia in individui sani.
Allo stesso modo, la riduzione del sonno compromette la funzione inibitoria nocicettiva endogena e aumenta la percezione di dolore spontaneo anche in individui sani.
Questi risultati suggeriscono che i disturbi del sonno potrebbero non solo conservare l’ipereccitabilità del sistema nervoso centrale nelle persone con dolore cronico, ma potrebbero anche costituire un fattore di insorgenza della problematica.
Ciò potrebbe innescare un ciclo vizioso: un sonno carente abbassa le soglie del dolore, contribuendo poi all’iperalgesia e all’aumento successivo dell’incidenza e/o della gravità dell’insonnia.
In un ulteriore studio si evidenzia come persone con osteoartrosi al ginocchio mostrano maggiore dolore ed irritabilità quando presentano anche disturbi del sonno.
Lo stesso ha rivelato che persone con osteoartrosi che hanno ridotta efficienza del sonno e una maggiore tendenza alla catastrofizzazione mostrano più segni di sensibilizzazione centrale.
Gli autori hanno concluso che il miglioramento delle ore di sonno e della qualità stessa del sonno potrebbe essere importante per la gestione dell’ipersensibilità al dolore che può portare, di conseguenza, a una potenziale riduzione del dolore.
Sonno e sistema immunitario
Il sonno, inoltre, ha anche un effetto sul sistema immunitario.
Infatti, mentre un sonno sano facilita le funzioni e le risposte immunitarie, una qualità o quantità di sonno compromessa può portare a risposte infiammatorie di basso grado.
Questa risposta infiammatoria di basso grado come conseguenza della privazione del sonno include un aumento dei livelli di proteine legate al sistema immunitario (interleuchina 6, prostaglandina E2 e ossido nitrico).
Si presume che anche bassi livelli di citochine infiammatorie siano in grado di influenzare potenzialmente la funzione cerebrale.
Queste citochine interferiscono con la fatica mediata dal sistema nervoso centrale e correlano con osservazioni di aumento della sensibilità ai dolori seguenti alla restrizione del sonno.
Nel complesso, la privazione del sonno trasmette una risposta infiammatoria di basso grado mediata dalla glia che porta verso un aumento della sensibilità al dolore, come osservabile nelle persone con dolore cronico.
Conclusione
Come detto nei paragrafi precedenti il dolore non è direttamente proporzionale al danno subito, bensì un’esperienza modulata da moltissimi fattori interni ed esterni.
La natura dei collegamenti tra sonno e dolore potrebbe essere importante per l’inclusione dell’educazione sulla neuroscienza del dolore nelle persone con dolore cronico, dando loro gli strumenti per dedicare tempo alla terapia cognitivo-comportamentale per l’insonnia.
Quindi solo adottando strategie mirate e complesse è possibile rompere il circolo vizioso e migliorare significativamente la qualità della vita per coloro che vivono con dolore cronico e disturbi del sonno.