Mal di schiena

Il mal di schiena, o low back pain, rappresenta la problematica muscoloscheletrica più comune al mondo, seguita rispettivamente dal dolore cervicale e dal dolore alla spalla.

Nel corso della vita la probabilità di incorrere in questa affezione è compresa tra il 49% e il 90%.

Ciò vuol dire che la probabilità di presentare dolore lombare almeno una volta nel corso della vita è davvero molto alta.

Inoltre, il tasso di recidiva a un anno dal primo episodio si stima ecceda addirittura il 30%.

Questi dati ci aiutano ad inquadrare e a capire quanto questa problematica sia, o potrebbe essere, incisiva nella vita di ognuno di noi.

È bene sottolineare che un dolore come quello che si sta descrivendo rappresenti una tra le più diffuse cause di malattia sul luogo di lavoro.

Esso, infatti, può agire negativamente sulla produttività delle persone sia in ambito personale che in ambito lavorativo.

 

Classificazione del low back pain

La classificazione del low back pain ha, da sempre, previsto una stadiazione del disturbo in termini temporali. Questa tipologia di ripartizione non è sempre condivisa da tutti ed è anche piuttosto eterogenea a seconda degli autori e dei clinici.

Viene divisa in:

  • Low back pain acuto: della durata inferiore a 6 settimane;
  • Low back pain subacuto: della durata compresa tra le 6 e le 12 settimane;
  • Low back pain cronico o persistente: della durata superiore di 3-6 mesi;
  • Low back pain ricorrente: le recidive si presentano in seguito a un periodo di assenza di sintomi della durata non inferiore ai 3 mesi dall’evento precedente.

Questa tipologia di classificazione è la più ricorrente in campo medico, ma genera spesso incomprensioni e paura tra i pazienti.

Infatti, la specifica temporale serve solo ai clinici per definire da quanto tempo sia presente la condizione e non ad indicare la capacità di guarigione o la sua perseveranza.

Come vedremo successivamente in questo articolo, la durata e la possibile guarigione dalla sintomatologia dipendono da molti fattori.

È importante sottolineare come gli esami strumentali – vedi Rx, risonanze, ecografie…- siano utili per arricchire con ulteriori informazioni il processo clinico del terapista, ma tuttavia non sono da considerarsi spade di Damocle sulla testa della persona:

a differenza di quello che si potrebbe pensare la maggioranza delle degenerazioni riscontrate in questi studi sono normali processi di invecchiamento non necessariamente patologici o legati a una problematica del paziente. (W. Brinjikji 2015)

 

Aspetti psicosociali del dolore lombare

I fattori psicosociali hanno un ruolo importante nel mantenimento della sintomatologia dolorosa. Infatti, la presenza di questi aspetti inficia la prognosi dei pazienti con low back pain ritardandone il recupero in termini di dolore, funzionalità, di ritorno all’attività lavorativa o sociale.

Alcuni tra gli aspetti psicosociali troviamo:

  • Depressione;
  • Ansia;
  • Soddisfazione lavorativa;
  • Sostegno familiare;
  • catastrofizzazione;
  • paura del movimento (chinesiofobia);
  • isolamento sociale;
  • infrastrutture sociali ed economiche.

Questi sono solo alcuni dei tanti che potrebbero favorire il mantenimento della sintomatologia. È però importante comprendere che il nostro stato di salute non è dato solo dalla pura biomeccanica, ma esso si interseca anche con altri aspetti, che andranno valutati e trattati.

 

 

Visita fisioterapica

La procedura più importante che viene eseguita all’inizio di ogni visita fisioterapica e alla quale il terapista deve prestare maggiore attenzione è lo svolgimento di un’approfondita anamnesi, grazie alla quale sarà possibile indagare ogni aspetto della storia e della vita del paziente.

Infatti, ancora prima di capire di cosa soffra la persona e come risolvere il problema è importante che il terapista si chieda se quel paziente abbia veramente davvero bisogno di una gestione fisioterapica.

Per una corretta gestione della problematica, quindi, dovremo andare a definire se il mal di schiena sia dovuto a:

  • Patologie serie non di competenza fisioterapica (fratture, sindrome della cauda equina, infezioni…) per cui il soggetto viene inviato a un altro professionista sanitario;
  • Low back pain specifico: problematica causata da una condizione ben precisa (stenosi vertebrale, radicolopatia, spondilolistesi di alto grado);
  • Low back pain aspecifico: a differenza del punto sopra descritto in questo caso non si riconosce un colpevole preciso.

È da sottolineare inoltre che il 90% dei mal di schiena è di tipo aspecifico, come sottolinea anche (C. Maher 2017); non è quindi possibile sostenere, in assenza di segni e sintomi caratteristici nonché attraverso un’anamnesi e un accurato esame fisico, che il dolore sia dovuto ad una degenerazione particolare -ernia, protrusione, degenerazione faccettaria- perché, come detto nel paragrafo precedente queste si potrebbero presentarsi naturalmente col passare degli anni.

Una volta definita, attraverso l’anamnesi approfondita, che non si tratti di una problematica più seria o che prevede il reindirizzamento del paziente ad un altro specialista, si andrà a definire in maniera specifica l’inquadramento, la prognosi e il successivo trattamento della problematica.

 

 

Trattamento fisioterapico del mal di schiena

A questo punto dell’articolo è chiaro come il mal di schiena sia decisamente molto più complesso rispetto a quello che si potrebbe pensare e che vede l’intersezione di più domini rispetto la sua genesi, da qui la nuova visione bio-psico-sociale delle problematiche.

Il programma terapeutico si basa, oltre che sulle più recenti evidenze scientifiche e sulle ultime linee guida rilasciate, sullo stato di salute della persona, sulla sua capacità di carico, sulle sue preferenze e sulle caratteristiche del sintomo.

Insomma, il percorso riabilitativo è totalmente disegnato su misura per ogni singolo paziente.

 

Tra le strategie che possono essere utilizzate troviamo:

  • Educazione della persona alla sua problematica e al dolore (rassicurazione, informazione…);
  • Strategie di auto-gestione;
  • Esercizio terapeutico;
  • Terapia manuale, per la modulazione della sintomatologia;
  • Terapie fisiche (Tecar, infrarossi, laser…): tuttavia attualmente non ci sono evidenze che ne sostengano l’uso.

Inoltre, durante il percorso terapeutico sarà fondamentale andare a riprogrammare, adattare e riprendere le attività di vita quotidiana che la persona aveva abbandonato nel frattempo come lo sport, gli hobby e il lavoro.

 

Conclusione

Il mal di schiena è la problematica muscoloscheletrica più comune al mondo, con un tasso di recidiva del 30%.

Presenta un impatto devastante sulla capacità di movimento e sulla qualità della vita delle persone, limitandone la capacità di espressione e di realizzazione.

È fondamentale svolgere un percorso riabilitativo adeguato, basato sulle ultime evidenze scientifiche, al fine di poter imparare al meglio a gestire il proprio corpo e il decorso della patologia.

I meccanismi dolorifici non sono sostenuti solo da aspetti meramente biomeccanici e biologici, quali per esempio infiammazione e danno strutturale, ma anche da fattori psico-sociali che risultano essere centrali nel trattamento fisioterapico.

 

Bibliografia:

  • Corp N. et al. (2021)  Evidence-based treatment recommendations for neck and low back pain across Europe: A systematic review of guidelines. Eur J Pain.
  • Rubinstein SM et al (2012) Spinal manipulative therapy for acute low-back pain. Cochrane Database Syst Rev.
  • Hayden JA et al (2021) Exercise therapy for chronic low back pain. Cochrane Database Syst Rev.