Tendinopatia calcifica di spalla

La tendinopatia calcifica di spalla è una condizione dolorosa comune caratterizzata dalla presenza di depositi di calcio al livello della cuffia dei rotatori e sembra essere probabilmente causata da un fallimento del processo di guarigione cellulare.

La scarsa vascolarizzazione tendinea sembra essere la causa principale del fallimento del processo riparativo del tendine.

 

 

Chi colpisce?

La sua diffusione nella popolazione generale è compresa tra il 2,7 e il 10,3%.

Ad esserne maggiormente colpiti sono i pazienti di sesso femminile tra i 30 e i 55 anni; che svolgono attività al pc, cassieri, sarti o operai di catene di montaggio.

Tra i quattro muscoli della cuffia dei rotatori, il più coinvolto in questa patologia è il sovraspinoso e il suo tendine.

Questi servono a stabilizzare l’articolazione gleno-omerale della spalla.

 

 

Come si fa a a fare diagnosi?

La tendinopatia calcifica della spalla viene principalmente diagnosticata attraverso l’uso dell’imaging, in particolare attraverso l’uso dell’RX o dell’ecografia.

La risonanza magnetica, invece, ad oggi non è raccomandata come un tool essenziale nella diagnosi della tendinopatia calcifica ma risulta essere un ottimo strumento soprattutto nei casi di cronicizzazione in cui ci sia necessità di differenziare la compresenza di altre patologie specifiche di spalla

Tuttavia, seppur l’imaging è utile per riconoscere la patologia, anche l’anamnesi riveste un ruolo determinante nel processo diagnostico soprattutto perché una larga percentuale di pazienti che presenta questa patologia è asintomatica.

 

 

In cosa consiste il trattamento?

Il trattamento conservativo della tendinopatia calcifica della spalla è quello maggiormente consigliato.

Questo include l’uso di farmaci antinfiammatori non steroidei, soprattutto nella fase acuta della patologia, affiancato da un trattamento fisioterapico appropriato mirato alla prevenzione della rigidità articolare.

Secondo gli ultimi ritrovati sull’argomento sembra che anche l’utilizzo delle onde d’urto sia consigliabile.

Complessivamente, però, il trattamento conservativo sembra mostrare effetti tra il buono e l’eccellente nel 72% dei casi.

Il focus su cui si deve basare il trattamento fisioterapico di questo disturbo aspecifico di spalla è basato sulla combinazione di educazione del paziente alla patologia (consigli ergonomici, gestione del carico, informazioni sull’evoluzione della patologia etc..), desensibilizzazione relativamente al dolore, l’esercizio terapeutico ed il trattamento dei tessuti molli oltre che una graduale esposizione ai carichi sia dal punto di vista dell’esercizio sia dal punto di vista delle attività quotidiane e lavorative.

Per quanto riguarda l’utilizzo delle onde d’urto o ESWT, relativamente al trattamento della tendinopatia calcifica del sovraspinato o di una qualsiasi tendinopatia calcifica della spalla, diversi studi ne hanno dimostrato l’efficacia su dolore, range di movimento e stato funzionale ma la durata, l’intervallo di somministrazione e la dose/intensità sono ancora oggetto di discussione.

 

 

Trattamento chirurgico

Il trattamento chirurgico è riservato ai pazienti che non rispondono al trattamento conservativo entro i 6 mesi.

Al momento viene comunque preferita la procedura artroscopica per il minor tasso di comorbidità ad essa correlata e per risultati sovrapponibili a quella a cielo aperto.

 

 

Conclusione

La tendinopatia calcifica di spalla è una condizione dolorosa comune caratterizzata dalla presenza di depositi di calcio al livello della cuffia dei rotatori.

Il processo diagnostico di questo tipo di disordine muscoloscheletrico deve basarsi innanzitutto su un’attenta valutazione anamnestica, escludendo la presenza di patologie gravi e patologie specifiche di spalla che meritano un referral ad altro specialista.

Il trattamento conservativo della tendinite calcifica della spalla è quello maggiormente consigliato.

Questi include l’uso di farmaci anti-infiammatori non steroidei (NSAIDs) soprattutto nella fase acuta della patologia, affiancato da un trattamento fisioterapico basato sui principi di educazione del paziente alla patologia e alla gestione della stessa, riduzione del dolore ed esposizione a carichi graduali.

Il trattamento chirurgico è invece riservato ai pazienti che non rispondono al trattamento conservativo entro i 6 mesi.

 

 

Bibliografia:

  1. Chianca V. et al. Rotator cuff calcific tendinopathy: from diagnosis to treatment. Acta Biomed (2018)
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  4. Merolla G, Singh S, Paladini P, Porcellini G. Calcific tendinitis of the rotator cuff: state of the art in diagnosis and treatment. J Orthop Traumatol (2016)