La lesione muscolare è un evento molto frequente, in particolare nella popolazione sportiva.
Nonostante la loro elevata incidenza però i progressi nei criteri diagnostici (clinici e di imaging), le strategie di gestione e di riabilitazione sono ancora molto dibattute in letteratura.
Da sottolineare come le complicanze e le recidive risultano frequenti dopo una lesione muscolare, spesso a causa di un trattamento improprio o di un troppo rapido ritorno all’attività sportiva.
Le lesioni muscolari solitamente dividono a seconda della modalità di insorgenza del trauma:
- “indiretto”, dovuto al movimento di una parte del corpo tale da indurre una lesione;
- “diretto”, come conseguenza di un colpo incidente su un tessuto muscolare e quindi con maggiore incidenza negli sport da contatto.
La gravità della lesione dipende fortemente dall’intensità della forza incidente, dallo stato di contrazione del muscolo e dalle caratteristiche del muscolo interessato, per quanto riguarda entrambe le modalità lesive.
La classificazione
I sistemi di classificazione degli infortuni muscolari sono in continua evoluzione.
Infatti, nel corso degli anni sono state proposte svariate classificazioni delle lesioni muscolari.
Di seguito è riportata la classificazione proposta da Mueller-Wohlfahrt et al. nel 2012, utile per comprendere la definizione attribuita all’infortunio.
Lesione muscolare: segni e sintomi
I segni e i sintomi che possono presentarsi a seguito di una lesione muscolare sono variabili e dipendono dell’entità della lesione medesima, ma anche da altri numerosi fattori che possono agire nella capacità percettiva della persona interessata (stato psicologico, sonno ecc..).
Nella lesione contusiva solitamente l’insorgenza del dolore è immediata, il colpo è diretto e i sintomi aumentano in misura correlata alle dimensioni e all’entità dell’ematoma. Il range di movimento attivo si riduce e al paziente è incapace di continuare a svolgere l’attività fisica, l’allenamento o la competizione nella quale è impegnato.
Nelle lesioni non strutturali i pazienti lamentano indolenzimento, pesantezza e rigidità muscolare che di solito aumentano con l’esercizio e spesso sono presenti anche a riposo .
Alla palpazione è possibile che il paziente riferisca sensibilità e dolore di alcuni fasci del muscolo.
In questa sezione andremo ad analizzare alcuni aspetti più frequenti in questo tipo di problematiche e presenti nella classificazione sopra riportata.
- Il dolore muscolare a insorgenza ritardata (DOMS), il Tipo 1B, il dolore di solito si manifesta a riposo, alcune ore dopo l’attività sportiva (24-48h). In questo contesto il muscolo intero risulta rigido e sensibile alla palpazione.
- Negli infortuni di tipo 2B è presente un aumento del tono muscolare (contrattura) e i pazienti frequentemente riferiscono crampi.
- Una lesione parziale minore (Tipo 3A) è caratterizzata invece da un dolore acuto, provocato da un movimento specifico. Il sintomo è ben localizzato, facile da apprezzare alla palpazione e, alle volte, preceduto da una sensazione di scatto. Alla palpazione non è possibile rilevare il difetto strutturale in quanto troppo piccolo e la contrazione, contro la resistenza manuale, risulta dolorosa (1,6,7).
- Anche in una lesione parziale moderata (Tipo 3B) il dolore acuto si produce attraverso un movimento specifico e risulta ben localizzato. A questi sintomi si associa la disabilità funzionale, che talvolta impedisce all’atleta di eseguire alcuni gesti o movimenti. In taluni casi, specialmente se sono coinvolti l’epimisio o il perimisio, durante la palpazione è possibile apprezzare il difetto strutturale, con possibile evidenza di ematoma. In questi casi l‘allungamento delle fibre muscolari risulta provocare un dolore acuto e la contrazione contro resistenza è solitamente impossibile (1,2,6,7).
- Rotture subtotali / totali o avulsioni tendinee (Tipo 4) si presentano con dolore sordo e opprimente esacerbato da un movimento specifico; la sensazione di filo che si spezza e la disabilità funzionale compaiono immediatamente. L’interruzione delle fibre muscolari spesso può essere palpata e si sviluppa precocemente un ematoma. La funzione dell’unità muscolo tendinea lesionata è totalmente persa e spesso si vede necessario il trattamento chirurgico.
Di seguito riportiamo un elenco dei sintomi e dei segni più frequenti della lesione muscolare:
- insorgenza improvvisa;
- dolore;
- range di movimento limitato;
- alterazioni cutanee come lividi e/o ematomi;
- gonfiore;
- sensazione sgradevole descritta come “nodo” al ventre del muscolo lesionato
- spasmi muscolari;
- rigidità;
- debolezza;
- perdita funzionale della struttura.
Diagnosi
La diagnosi di lesione muscolare si basa principalmente sull’anamnesi e sull’esame clinico del paziente.
Ci sono numerose tecniche di imaging utilizzabili per la diagnosi della lesione muscolare, ma quella eseguita attraverso l’ecografia è la più economica e rapida.
La risonanza magnetica è richiesta solo in pochi casi, in quanto l’ecografia non consente di valutare i tessuti più profondi e presenta una sensibilità bassa per le lesioni di piccola entità. La sensibilità dell’ecografia per le lesioni non strutturali è infatti del 77% a fronte del 93% per quelle strutturali.
Ciò dipende dal fatto che, nel trauma di minore entità, la capacità diagnostica dell’ecografia sia ridotta a causa della scarsa presenza di segni clinici all’interno della fibra muscolare.
Questa tecnica consente di rilevare anche cambiamenti minimi, con una sensibilità del 92% per le lesioni non strutturali.
Trattamento
La maggior parte dei traumi muscolari risponde bene al trattamento conservativo, che deve comunque essere adeguato alla fase dell’infortunio.
Trattamento acuto
La letteratura indica, nel periodo immediatamente seguente all’infortunio e nei i successivi 2-3 giorni, l’utilizzo del ghiaccio in combinazione con esercizi fisici moderati (mobilità o stretching).
Nel caso di gravi lesioni possono essere indicate le stampelle.
Attualmente la comunità scientifica concorda nel dire che la migliore modalità di intervento sia effettuata attraverso l’attuazione del protocollo “PEACE & LOVE” (13).
- Il carico ottimale, in alternativa al riposo, è la variante che rende questo approccio più efficace nella gestione della problematica. Infatti, la letteratura è concorde nell’affermare che un programma riabilitativo debba preferire un’attività equilibrata e progressiva al riposo, introducendo gradualmente stress meccanici controllati volti all’attività sportiva praticata. Nella fase acuta il muscolo infortunato deve essere protetto da carichi eccessivi che potrebbero compromettere o rallentare il processo di guarigione.
- Il ghiaccio, o la crioterapia in genere, viene utilizzato per il suo effetto di riduzione del dolore, il che denota la sua capacità di agire su recettori capaci di generare un miglioramento a breve termine della sintomatologia del paziente. A differenza delle credenze ampiamente diffuse il ghiaccio non ha effetto sulla cascata infiammatoria.
- La compressione limita la diffusione dell’edema da stravaso di liquidi dei tessuti lesi all’interno del sito della lesione.
- L’elevazione dell’area, invece, riduce la pressione locale e il sanguinamento, favorendo il drenaggio dell’essudato infiammatorio, attraverso il sistema linfatico e riducendo l’edema e le relative complicanze (14).
- L’utilizzo dei FANS è sconsigliato in quanto potrebbe, attraverso il suo effetto anti-dolorifico, non permettere al soggetto di definire correttamente il suo carico tollerato e ridurre l’efficacia della cascata infiammatoria utile nella riparazione tissutale.
Il fatto che non sia prevista all’interno di queste lineeguida l’utilizzo della tecarterapia è dovuto al fatto che la sopracitata terapia NON abbia evidenze scientifiche a suo sostegno per quanto riguardi la capacità di rigenerazione, la riduzione del dolore, la riduzione del tempo di assenza dai campi o della disabilità.
Trattamento nella fase sub-acuta
L’esercizio fisico risulta centrale nell’approccio terapeutico relativo alla fase sub-acuta.
L’attività deve prevedere, gradualmente e in maniera controllata, le diverse tipologie di contrazioni muscolari e può prevedere l’inserimento anche di esercizi di stabilità ed equilibrio (1).
In questa fase, oltre all’approccio terapeutico con terapia manuale, educazione e linfodrenaggio, è possibile introdurre la neurodinamica, la quale risulta utile nel miglioramento della sintomatologia e la capacità di movimento del soggetto.
Trattamento nella fase di riabilitazione funzionale e ricondizionamento atletico
Questa fase avanzata della riabilitazione consiste nel ricondizionamento per lo sport e ha come cardine centrale l’esercizio fisico individualizzato per il paziente e specifico per lo sport che svolge.
In un contesto sportivo questa parte del percorso viene spesso seguita in collaborazione con il preparatore atletico della squadra, al fine di permettere al soggetto di tornare ai livelli pre-lesionali.
Nei casi di rotture subtotali o totali spesso si vede necessario l’approccio chirurgico.
Lesione muscolare: tempi di guarigione
I tempi di guarigione delle lesioni muscolari, da lievi a moderate, di solito sono di poche settimane, da 1 a 4.
Lesioni di più grave entità, invece, possono richiedere anche 9-12 mesi per guarire completamente.
La localizzazione e la gravità della lesione, sulla base dei risultati dell’esame iniziale e dell’imaging, sono utili per stimare la durata della riabilitazione e il tempo di recupero del paziente.
In particolare, è stato dimostrato che i seguenti fattori incidono negativamente sul recupero del soggetto, rendendo la sua convalescenza più lunga:
- coinvolgimento del tessuto tendineo;
- vicinanza della lesione alla struttura ossea;
- aumento della lunghezza e dell’area di sezionale della lesione.
Conclusione
Gli infortuni muscolari sono molto diffusi nella popolazione.
La loro diagnosi deve basarsi principalmente sull’anamnesi, l’esame cinico e le tecniche di imaging, utili per classificare e fornire un’adeguata proposta di trattamento della lesione della lesione.
La maggior parte delle volte possono essere trattate in modo conservativo con risultati eccellenti.
L’approccio terapeutico deve essere differenziato a seconda della fase dell’infortunio e basarsi principalmente sull’esercizio di intensità progressiva.
Solo nei casi più gravi si deve ricorrere alla chirurgia.
I tempi di recupero come abbiamo visto precedentemente cambiano a seconda della localizzazione e del grado di lesione occorso.
BIBLIOGRAFIA:
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- “Sprains and Strains: In-Depth”. National Institutes of Health. January 2015. Retrieved 5 December 2020.
- Brumitt J, Cuddeford T. CURRENT CONCEPTS OF MUSCLE AND TENDON ADAPTATION TO STRENGTH AND CONDITIONING. Int J Sports Phys Ther. 2015