La sciatica è una condizione caratterizzata da dolore irradiato lungo la gamba e che può essere presente anche a livello lombare.
Questa problematica rappresenta un disturbo estremamente comune e costituisce un importante onere sociale, economico e psicologico per tutti i pazienti che ne soffrono.
Sciatica è un termine che viene comunemente utilizzato sia in ambito clinico che di ricerca, tuttavia, oggi, la maggior parte degli autori concorda nell’evitare l’uso di tale terminologia in quanto potenzialmente fuorviante sia a livello diagnostico che prognostico e terapeutico.
La terminologia più appropriata è quella di sindrome radicolare che, dopo l’esecuzione dell’esame neurologico, potrà essere definita come dolore radicolare o radicolopatia.
Che differenza c’è tra dolore radicolare e radicolopatia?
- dolore radicolare: è una condizione sintomatologica che, in assenza di patologie del sistema nervoso, va solo a descrivere un tipo di dolore nocicettivo neurogenico delle radici nervose. Nel caso sia presente questa problematica la persona può avvertire: formicolio, disestesia e dolore lungo la zona di decorso del nervo;
- radicolopatia: è una condizione patologica della radice All’esame obiettivo sono presenti segni che possono includere una combinazione di deficit di forza, sensibilità e/o alterazione dei riflessi ed esami elettrodiagnostici positivi. In questa condizione è anche possibile avere dei sintomi da dolore radicolare.
Questo problema si associa sempre al mal di schiena?
No, la sindrome radicolare non prevede sempre la presenza anche del mal di schiena.
Tanto che clinicamente la presenza di una lombalgia viene classificata come una problematica concomitante e non legata alla sindrome radicolare stessa.
Può essere presente, quindi, anche solo una sofferenza nervosa.
Chi colpisce?
Sebbene la clinica quotidiana ci dimostra ogni giorno come l’insorgenza di problematiche muscoloscheletriche varia da paziente a paziente, sono diversi i fattori predisponenti o considerati “di rischio” per l’insorgenza di radicolopatia lombare o dolore radicolare.
Nello specifico questa affezione sembra essere più prevalente in:
- uomini, specialmente di giovane età;
- pazienti fumatori;
- che hanno una storia di trauma;
- di altezza elevata;
- sovrappeso;
- dallo stile di vita sedentario;
- individui la cui occupazione lavorativa espone a carichi ripetitivi, stressogeni o energici in flessione o flessione e rotazione lombare;
- nelle donne, con storia di multiple gravidanze.
Cosa può portare ad avere la “sciatica”?
Le cause più frequenti di dolore radicolare o radicolopatie lombari sono riconducibili a erniazioni discali.
In una minoranza dei casi, invece, sembra che le sofferenze radicolari possano essere riconducibili a stenosi (restringimento del canale) laterale o foraminale, osteofitosi o altri processi degenerativi a carico del disco intervertebrale, delle faccette articolari o di altre strutture del rachide lombare.
Diagnosi differenziale
Durante la prima valutazione fisioterapica è fondamentale eseguire una diagnosi differenziale in grado di discernere se la problematica è di competenza fisioterapica o è necessario eseguire un referral medico.
Le condizioni che potrebbero mimare una sindrome radicolare sono:
- Stenosi spinale laterale;
- Mononeuropatie;
- Sindrome della cauda equina;
- Spondilite anchilosante;
- Ascesso epidurale;
- Artrite infiammatoria;
- Mieloma multiplo;
- Carcinoma metastatico;
- Fratture del bacino o dell’arto inferiore;
- Infezione spinale;
- Altre neoplasie.
Quali sono i sintomi?
La sintomatologia della sindrome radicolare può variare da paziente a paziente, anche se presenta alcune caratteristiche tipiche, quali:
- Dolore molto elevato;
- Maggiore dolore all’arto inferiore, o al gluteo, rispetto al dolore lombare;
- Scosse, bruciore, formicolio, sensazione di intorpidimento, alterazione della sensibilità;
- Sensazione di “elastico che tira” o sensazione di tensione profonda dal gluteo alla coscia, al polpaccio e/o al piede;
- Possibile presenza di deviazione riferito dal paziente (deviazione sul piano frontale delle spalle rispetto al bacino);
- Dolore notturno (spesso peggiore della giornata), che impedisce di riposare;
- Miglioramento dei sintomi in decubito laterale (in appoggio sul lato non sintomatico);
- Scarsa risposta ai “semplici” FANS.
Può esacerbarsi in concomitanza con un colpo di tosse o uno starnuto, oppure quando ci si alza dopo essere rimasti a lungo nella stessa posizione, sdraiati o seduti.
Nei casi più severi, che richiedono un immediato consulto medico, possono manifestarsi anche difficoltà nel controllo della vescica (sdr. della cauda equina) e dell’intestino, perdita di forza nell’arto, perdita di sensibilità all’inguine.
Come si cura?
Il trattamento della sindrome radicolare si differenzia da quello del mal di schiena di origine muscoloscheletrica in virtù della sua “specificità”. Sarà, infatti, necessario eseguire il corretto processo anamnestico, l’inquadramento e la gestione.
Quest’ultima, infine, andrà impostata in funzione degli obiettivi sulla base della reattività del paziente.
Nello specifico, gli obiettivi della gestione della sindrome sono:
- Coinvolgimento attivo del paziente e del medico nel programma riabilitativo;
- Riduzione della reattività e dei sintomi riferiti (con focus sull’arto inferiore);
- Miglioramento del ROM;
- Partecipazione attiva del paziente ad un programma attivo di esercizi;
- Riduzione della disabilità (o incremento della funzionalità);
- Miglioramento e ottimizzazione della partecipazione sociale (famiglia, sport, occupazione, hobby o altro).
Le strategie per perseguire tali obiettivi sono:
- Educazione al dolore e spiegazione della problematica;
- Terapia manuale:
- Tecniche di apertura;
- Tecniche neurodinamiche per la riduzione della reattività;
- Tecniche di correzione dello shift;
- Tecniche muscolari (massaggi o mobilizzazioni) per la modulazione del dolore;
- Educazione alla gestione del carico per la minimizzazione delle riacutizzazioni;
- Esercizio terapeutico:
- Esercizi per il miglioramento della mobilità del rachide lombare, del distretto dell’anca e del rachide toracico;
- Esercizio per il miglioramento della resistenza muscolare e per l’incremento della work capacity;
- Esercizi per il miglioramento della forza muscolare degli arti inferiori e del rachide lombare;
- Esercizi per il miglioramento della capacità aerobica;
- Esercizi funzionali per la massimizzazione della capacità di coinvolgimento degli altri distretti corporei insieme al rachide lombare
Prognosi
La prognosi del dolore radicolare o della radicolopatia lombare è altamente variabile sia in ambito di ricerca sia in ambito clinico.
La letteratura scientifica evidenzia come la maggior parte degli episodi di dolore radicolare o radicolopatia lombare possano risolversi nell’arco di 4 o 6 settimane, in assenza di fattori prognostici negativi significativi per la persistenza e per la cronicizzazione dei sintomi.
Nonostante ciò è possibile che questa problematica perduri più a lungo e cronicizzi (specialmente se sono presenti i fattori di rischio precedentemente citati).
È fondamentale perciò, che il soggetto si sottoponga ad un percorso multidisciplinare che comprenda anche l’aspetto fisioterapico al fine di ridurre il dolore e recuperare le attività di vita quotidiana.
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